L’addio dell’emigrante
E’ giunta l’ora di dover partire
da te, diletto, semplice paese:
è tanto lancinante il mio soffrire
che voglio un poco renderlo palese.
Addio, chiesa amata; San Martino
e Tu Colomba Vergine Maria
nel cor per sempre avrete un posticino
perché facciate luce alla mia via!
Ritornerà l’autunno, il nuovo vino,
la festa novembrina del Patrono,
prometterà il ciel d’esser turchino
e tutti aspetteran qualcosa in dono.
Ma io sarò lontan da questa Terra,
separerà la patria il vasto mare,
avrò nel petto una crudele guerra
e il desiderio di poter tornare.
Stan qui sepolti amici e familiari,
risiede qui la nostra brava gente,
i bimbi e i luoghi tutti mi son cari
perché stanno scolpiti nella mente.
Un dolce pianto righerà il mio viso
quando mi pungerà la nostalgia
e non avrò la pace, né il sorriso,
finché non rivedrò l’Italia mia.
(Da: Domenico Caruso, La Calabria e il suo poeta - (Premio “Era Lacinia”) - Ed. Ursini, CZ - Novembre 1978).
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