Quando il postino bussava due volte
Riflessione di Domenico Caruso sui servizi pubblici
redazione - Il 15 giugno 2017
di Domenico Caruso
E’ ancora attuale il detto che «si
stava meglio prima». Oltre la decadenza dei costumi e l’insensibilità di
politici ed amministratori, i servizi pubblici lasciano molto a desiderare. Si
tramanda la crudeltà di Dionisio, tiranno stratego di Siracusa, il quale –
sorpreso dalla condotta di una vecchina che non si era unita al coro di
maledizioni dei cittadini – la convocò dinnanzi. Così la semplice donna ebbe a
dichiarare: «Quand’ero bambina un dittatore ci promise tanti posti di lavoro
per poi costringerci alla ricerca di un’occupazione altrove. Il successore
aggiunse ai nostri miseri guadagni nuovi balzelli e l’altro ancora, vero
strozzino, ci portò ladri e assassini. Ringraziamo il Cielo se lei ci permette
almeno di respirare».
Nel nostro caso, la presunta
pasquinata «Quod non fecerunt barbari, fecerunt Barberini», che storicamente
potrebbe rivelarsi ingiusta, rispecchia il senso comune attribuito allo scempio
politico odierno. Non vanno esclusi nemmeno i piccoli paesi.
Ad esempio, nel nostro S. Martino un
tempo il servizio postale era ineccepibile: si depositavano i modesti risparmi
all’ufficio per l’avvenire dei figli e la corrispondenza veniva recapitata a
domicilio due volte al giorno. Non è stato facile raggiungere tale traguardo.
Mio padre, corrispondente de “Il Mattino” di Napoli, nel 1927 aveva pubblicato
nel giornale: “Per una collettoria postale utile e indispensabile”.
«I cittadini di S. Martino, frazione
del Comune di Jatrinoli, rivolgono al Ministero delle Comunicazioni viva
preghiera per l’istituzione di una locale collettoria postale, giustificata dai
seguenti motivi:
1 – Per la numerosa popolazione del
paese e dei villaggi adiacenti (Amato, Cella ed Acqua dei Monaci) lontani dal
centro, costretta a servirsi dell’unico ufficio postale del Comune; il disagio
è così grave che spesso si rinunzia alla corrispondenza, con conseguente danno
anche per l’erario.
2 – Per la crescente emigrazione
all’Estero; per il concorso di forestieri, lavoratori e industriali,
specialmente del settore agrumario (essendo il nostro un centro agricolo).
3 – Perché, esistendo nella
cittadina la stazione ferroviaria, si potrebbe consegnare a quest’ultima la
corrispondenza, evitando così ritardi nella consegna.
4 – L’istituzione, infine,
costituirebbe un risparmio per lo Stato, in quanto non sarebbe più necessario
il portalettere che fa la spola da Jatrinoli a San Martino.
I
cittadini confidano nella benevola accoglienza di S.E. Ciano, ritenendo
opportuno e fondato quanto esposto». A tal punto, c’è da domandarsi se ci
troviamo in una realtà romanzesca. Infatti, dopo aver ottenuto quanto
richiesto, a distanza di novant’anni il nostro Ufficio Postale torna a
dipendere in parte da Taurianova. La posta, così, non viene recapitata
direttamente con conseguenti ritardi. Non è il caso, quindi, se tuttora siamo
ad attendere la richiesta del pagamento IMU (modello F 24) che scade domani 16
giugno. Sarà colpa del Comune? Non vorremmo dar credito ai Romani che
affermavano: «Senatores boni viri, sed Senatus mala bestia».
Sarà
il tempo a darci ragione!
http://www.approdonews.it/giornale/?p=265086
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