Viaggio alla scoperta di Maropati
Continua il
nostro tour tra i paesi della Piana di Gioia Tauro
redazione - Il 21 giugno 2017
di Domenico Caruso
Proseguendo il nostro “viaggio”, in ordine demografico
decrescente (1.736 abitanti di maropatesi e tritantesi), siamo giunti alla 24^
tappa riguardante una delle più progredite città della Piana.
Ha scritto il giovane poeta Rosario Belcaro, deceduto
anzitempo:
«Qui sono nato: / è questa la
mia Terra. / Queste sono le case, le fontane, / i colli verdi, i sospiri in
sordina. / Ma gli amici, gli amici, dove sono? // […] Qui s’è fermato il tempo
/ ad epoche imprecise. / Solo gli amici hanno rotto l’incanto / con la fuga nel
Nord / o in terra di Francia o di Germania. / Qui sono rimasti solo i vecchi /
che come sempre sgranano rosari…».
Un po’ di storia
Origini e vicende feudali
Per comprendere le origini di Maròpati (“Mavròpulu”,
terreno nerastro o da “Maròpula”, mela o prugna selvatica) è necessario
ripercorrere la storia di Locri, fondata dagli Achei sullo Jonio col nome della
loro città nel VII sec. e che nel 493 registrò un afflusso di gente di Samos.
Avendo avuto come colonie “Hipponion” e “Medma”, i Greci raggiunsero le coste
tirreniche dove ottennero anche “Taurianum” e “Metaurum”.
Per attraversare l’Appennino essi erano indotti a
mantenere dei villaggi come stazioni di supporto e fra gli itinerari utilizzati
era compreso l’odierno territorio di “Maropati”, dove stazionarono i primi
gruppi di indigeni alle sorti dei quali furono coinvolti gli autoctoni rimasti.
Alla nascita della città, oltre alla conquista bizantina (536-1050), influì il saccheggio
dei Saraceni (950) che costrinse gli abitanti a rifugiarsi nell’entroterra: fu
di tale periodo il primo insediamento stabile (zona S. Angelo) di Maropati.
Seguirono il dominio dei Normanni (1044), quello degli Angioini (1266-1442) e
l’infeudamento (1270) della baronia di Anoia (con i casali Susanoja, Maropati e
Tritanti) per opera di Ruggero de Nao. Altri feudatari si imposero fino al 4
maggio 1811 data in cui, sotto i Francesi, Maropati divenne Comune autonomo con
la Frazione di Tritanti. Le speranze di creare una società democratica si
spensero col ritorno dei Borboni, un’epoca di miseria e di prevaricazione per
il popolo. Avendo, infatti, il marchese Vincenzo Avati di Polistena acquistato
dai Paravagna tutte le terre demaniali, i contadini (“cafoni”) vennero
sfruttati senza pietà. A peggiorare la situazione, nel 1783 si aggiunse il
terremoto. Soltanto dal 1893 cominciarono a realizzarsi importanti opere
pubbliche e sociali.
Eventi eccezionali e curiosità
Lacrime della Madonna e particola
insanguinata
La suggestiva immagine della Santa Vergine del Rosario
di Pompei, nell’abitazione della famiglia Cordiano, avrebbe operato dei
prodigi.
Il 7 ottobre 1970 Maria disse ad una Sua confidente:
“In questo tempo, figliola, che mi manifesto con lacrime di sangue… voglio che
il mio messaggio sia diffuso in tutto il mondo, non lasciarlo in un cantuccio.
La lampada non si mette sotto il tavolo, ma sul candelabro, perché faccia luce
a tutti”. L’annuncio rivelava quanto il 3 gennaio dell’anno successivo sarebbe
accaduto a Maropati. Sulla sacra effigie della Madonna – alta un metro, appesa
alla parete della camera da letto dell’avv. Cordiano, si videro scorrere dagli
occhi abbondanti lacrime di sangue, fino a rigare la stessa prima di ricadere
sul guanciale del letto. Le sanguinazioni, anche in presenza di molti
testimoni, si protrassero a lungo. Vennero eseguiti rigorosi esami scientifici,
sia presso il Policlinico “Gemelli” di Roma che presso l’Istituto di Medicina
Legale dell’Università di Bologna, con l’identico risultato: “Sangue umano”.
Pur se la Chiesa ha mantenuto un cauto riserbo, lo straordinario evento ha
attratto migliaia di pellegrini e le testimonianze di guarigione, per
intercessione della Madonna, sono numerose.
Un altro fenomeno si verificò nel 1974 nella Chiesa
parrocchiale di S. Giorgio Martire di Maropati, dove la mattina del 3 novembre
furono celebrate quattro SS. Messe, l’ultima delle quali a mezzogiorno da mons.
Saverio Ferina di Monreale (PA) per il suoi 50 pellegrini giunti da Maletto
(Catania) a motivo del quadro miracoloso.
Verso le 13,30 la signorina Concettina Tracuzzi di 23
anni del luogo, incaricata dalla sorella del parroco, si era recata in Chiesa
per porre dei fiori sull’altare. Si attendeva nel pomeriggio l’arrivo di nuovi
pellegrini da Milano. Nel sistemare i due vasi la giovane aveva notato sulla
mensa sacra, a breve distanza dalle ampolle, una particola sporca. Nel dubbio
che fosse consacrata, tornò in canonica a riferirlo all’Arciprete, don Eugenio
Anile. Questi andò per accertarsi del fatto e, con sorpresa, scoprì nell’Ostia
23 strisce di sangue fresco. Ritenne opportuno dover richiamare don Ferina
ancora nei paraggi il quale, appena giunto, fotografò il prodigio alla presenza
dei suoi fedeli.
Quell’apparato… del cavallo di
San Giorgio
Narra A. Piromalli nella monografia storica della sua città natale
l’episodio che riportiamo. Quando lo scultore Domenico De Lorenzo da Garopoli
(1742-1812) si recò a Maropati per consegnare l’imponente statua lignea di San
Giorgio, il paese gli tributò onori e plauso. Soltanto una pinzochera, dopo
aver osservato gli appariscenti organi genitali del cavallo, gridò allo
scandalo e fece di tutto per farli amputare. L’artista acconsentì
malvolentieri, ma pretese un compenso di venti ducati che la donna dovette
sborsare “de proprio”. Intascata quindi la somma, con un colpo di scalpello
tolse l’oggetto d’apprensione della vereconda bigotta, lo ravvolse in carta e
se lo portò via dopo aver coperto alla meglio con una pennellata di colore la
parte mutilata.
Arrivati in Chiesa ad osservare l’effigie i migliori
cittadini e varie persone anche da Messina, edotti di quanto accaduto, fecero
comprendere al parroco il grave errore commesso. Questi, essendo imminente la
festa del Santo protettore, inviò un corriere da De Lorenzo affinché tornasse a
rimettere al proprio posto gli organi dell’animale. L’autore, con lo stesso
corriere, fece sapere che avrebbe acconsentito alla riparazione previo
pagamento di altri venti ducati che il religioso si premurò di anticipare. Rientrato
a Maropati l’artista con un chiodo applicò al cavallo la parte tolta e,
narrando l’episodio, soleva ripetere che «un colpo di scalpello e un chiodo
erano costati ben quaranta ducati».
A titolo di cronaca, segnaliamo che il 7 agosto 2004 è
stata inaugurata la “nuova” statua lignea di S. Giorgio, realizzata dallo
scultore Ferdinando Perathoner di Ortisei (Bolzano).
Feste e ricorrenze
principali
Riti civili e religiosi: “San Giorgio”, patrono (I
domenica di agosto e 23 aprile); “S. Atenogene” nella frazione Tritanti (II
domenica di agosto); “Santa Lucia” (13 dicembre) con un comune mercato in
sostituzione dell’antica fiera.
Fra le altre manifestazioni segnaliamo: la “Via
Crucis” del Venerdì Santo, il “Carnevale” con la sfilata di carri allegorici e
l’ “Agosto maropatese” con esibizioni musicali e teatro dialettale.
Per le note storiche, ci siamo valsi – essenzialmente
– dell’opera “Maropati, storia di un feudo e di un’usurpazione” del prof.
Piromalli e del sito Internet di Rocco Ciurleo.
Canti popolari
L’innamorato si strugge di desiderio per la donna
amata ed è disposto a sopportare ogni sacrificio pur di possederla. I quattro
motivi che seguono si distinguono per coraggio e tenerezza:
Quantu bedha
tu si’ non ti lu cridi
e sempi a
l’occhi mei tu stai davanti;
di la
bedhizza toi eu vogghiu fidi
cà eu pe’
ttia su’ fermu e su’ custanti.
Pe’
mia no’ ‘nci su’ peni e mancu stridi,
tu cchiù
bedha di tutti ed eu cchiù amanti;
apri lu
pettu meu, si non la cridi
e guarda tu
chist’arma agonizzanti.
Non éssari
superba e no’ arroganti,
non
disprezzari no, la vita mia;
quandu ti
‘ncuntra ‘nu mìsaru amanti
àmalu, ca è
cristianu comu a ttia,
ca Ddeu non
bboli tanta tirannìa.
Tutti
fummu a lu mundu e fummu amanti,
crudi ‘ndi
vitti ma no’ comu a ttia.
Vinni mu
cantu ca su’ ostinatu,
pecchì la
vita mia la penzu pocu;
ad ogni
porta ‘nc’eni ‘n’omu armatu,
a ogni
finestra ‘na vampa di focu.
Mu nesci
fora ‘ssu guappu vantatu
ca eu
l’adhumu cu’ ‘nu circu ‘i focu.
Si no’ mi
dannu ch’idha ch’haju amatu,
cca, avanti
a tutti quanti, mentu focu.
Haju lu cori
quantu ‘na nucidha,
vogghiu mu
levu ‘na cotrara bedha;
no’ mi ‘ndi
‘mporta no, s’è picciridha,
ca mi la
crìsciu cu’ mustazzoledha.
(Dall’appendice di “Maropati”, op. cit. di Piromalli).
Scrittori e poeti principali
Segnaliamo gli scrittori: 1) Antonio Piromalli
(1920-2003), storico e critico letterario. Autore, fra l’altro, de “La
letteratura calabrese”, Pellegrini CS – 1965; “Antologia della letteratura
calabrese”, Pellegrini – 2000; “Maropati, storia di un feudo e di un’usurpazione”,
Brenner CS – 1978. 2) Fortunato Seminara (1903-1984). Fra i suoi
romanzi, racconti e saggi ricordiamo: “Le Baracche”, Rizzoli, MI 1942;
“Il Vento nell’oliveto”, Einaudi, TO 1951; “La Masseria”, Garzanti, MI
1952; “Disgrazia in casa Amato”, Einaudi, 1954; “La fidanzata impiccata”,
Sodalizio del Libro, VE 1956; “Il mio paese del Sud”, Sciascia, CL 1957.
Dei poeti ricordiamo: 1) Ferdinando Alvaro
(1881-1959) che compose “Sonetti proverbiali”, opera didascalica. 2) Rosario
Belcaro (1941-1970), le cui migliori poesie sono state edite da Emma La
Face nel 1973. Da “Qui sono nato” de «Il mio Sud» è l’incipit.
E per finire
«Non è facile accettare ed affermare che questa Terra
si trova immersa in un mare di problemi, problemi atavici che rendono difficile
la crescita sociale ed economica e a volte, addirittura, ne impediscono la
permanenza.
Preoccupa l’incapacità di rompere con quanto giova ad
alimentare i mali di questa Terra. Preoccupa la rassegnazione che spesso
affiora nei discorsi quotidiani della gente comune. Preoccupa vedere i nostri
timonieri seminare ottimismo senza rendersi conto che questi problemi possono
diventare incubi. Amore e amarezza, questo è quello che provo per la mia Terra.
Comunque, meravigliosa». (Rocco Ciurleo)
Fortunatamente, grazie all’operosità della sua gente,
Maropati è già diversa.
(Estratto dal volume di D. Caruso – Viaggio alla
scoperta della Calabria – (“La Piana di Gioia Tauro”) – Pubblicato dal
Gruppo Editoriale “L’Espresso” – (Ilmiolibro) - 2017).
http://www.approdonews.it/giornale/?p=265877
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