Il terremoto del 28 dicembre 1908
Il 28 dicembre 1908 un catastrofico terremoto di magnitudo
7,1 della Scala Richter (11° grado della Scala Mercalli) rase al suolo Reggio
Calabria e Messina.
Una scossa sismica di circa 40 secondi si verificò alle ore
05:20 nello Stretto di Messina, tanto violenta da provocare un’immensa frana
sottomarina che generò uno tsunami con onde alte più di dieci metri. A Messina
su 140.000 abitanti ne morirono 80.000, a Reggio Calabria su 45.000 ne perirono
15.000. I sopravvissuti che si erano ammassati sulle rive del mare furono
risucchiati miseramente dallo tsunami.
Altre 25.000 vittime vi furono nei Comuni vicini
all’epicentro in Sicilia e Calabria.
Anche nei nostri paesi della Piana di Gioia Tauro vi furono
morti e feriti.
Il Comune di Jatrinoli (ora Taurianova) fu lievemente
colpito, ma più tardi (come altrove) insorse un’epidemia vaiolosa per le
malandate condizioni igieniche del paese.
Mio padre, Rocco Caruso, che all’epoca aveva quattro anni,
in una sua pubblicazione fa presente la protezione del nostro San Martino apparso
ai fedeli più degni.
Così, un devoto onesto lavoratore, tal Domenico Monteleone
“il Baronello”, trovandosi durante il sisma in casa, nel notare l’abitazione
crollare invocò a gran voce il Santo affinché gli preservasse la vita. Allora,
come per miracolo si trovò incolume a cavalcioni su una trave. Imbrattato di
calcinacci scese, quindi, dal singolare ripostiglio ed accanto alla casa
distrutta s’inginocchiò e chiese perdono dei peccati al Signore, promettendo di
condurre per l’avvenire una vita migliore.
È ben vero che soltanto nei pericoli si ricorda di Dio.
Il “Salmo 3” è sempre attuale e ci conforta:
«Ma Tu sei mio scudo Signore,
sei la mia gloria e tieni alta la mia testa.
A gran voce grido al Signore
ed egli mi risponde dalla sua santa montagna».
sei la mia gloria e tieni alta la mia testa.
A gran voce grido al Signore
ed egli mi risponde dalla sua santa montagna».
Nella foto: S.
Martino (RC) - Anno 1913: La piazza dopo il sisma del 1908.
Al centro, davanti alla
chiesa, il calzolaio mastro Tomasi Tigani. (Foto di Rocco Caruso)
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