Viaggio alla scoperta di Sinopoli
Redazione - Il 6 dicembre 2016
di Domenico Caruso
D’ogni incanto. Sinopoli, risplendi / e il verde degli ulivi t’incorona: /
èrte e pianure in armonia distendi. / Sulle mie labbra un canto oggi risuona.
(Arcid. Luigi Forgione)
Un po’ di
storia
Sinopoli Inferiore è di origine greca (sun e polis potrebbero
significare centro o unione di città), mentre Sinopoli Nuovo o
Superiore (capoluogo) ebbe la sede amministrativa dopo il cataclisma del 5
febbraio 1783. Quest’ultimo era un borgo dell’attuale Sinopoli Inferiore e si
chiamava Case Pinte o Madonna.
Nel 951 Hassan-Ibn Alì, Emiro di Palermo, compì in Calabria una sanguinosa
scorreria, riuscendo a scacciare i Bizantini e costringendo gli abitanti della
costa a rifugiarsi nei castelli di Sinopoli, Oppido, Seminara e S. Cristina.
Nel 1058 Ruggero conquistò Reggio ed espugnò i castelli di Sinopoli,
Oppido, Cinquefrondi, Mileto e di molti altri luoghi. Nel 1060 Roberto fu
proclamato Duca di Calabria con il suo dominio a Mileto.
Il feudo di Sinopoli passò in dote da Roberto a Fiandria, secondogenita del
conte Ruggiero e sposa di Enrico, figlio del Marchese Manfredi.
Sotto gli Angioini la Calabria fu divisa in Citeriore e Ulteriore (di
quest’ultima fece parte Sinopoli). Morto Federico (1250) e poi Corrado, rimase
erede al trono Manfredi (essendo Corradino fanciullo) e come viceré Pietro
Ruffo.
Nel corso dei secoli la famiglia Ruffo si divise in diversi rami:
capostipite di Sinopoli fu Fulco, rimatore della Scuola Siciliana (fratello di
Pietro, conte di Catanzaro). Questi sposò Margherita, figlia di Carnelevario di
Pavia, possessore tra l’altro della signoria di Sinopoli (che diede in dote alla
figlia), mentre il titolo di Conte fu concesso (1335) a Guglielmo Ruffo.
Fulco fortificò il locale castello che nel 1256 Federico Lancia (zio di
Manfredi) tentò più volte di espugnare. Cedette soltanto quando Manfredi
s’impossessò della Calabria e della Sicilia.
Dopo la morte di quest’ultimo e di Corradino fu la volta di Carlo d’Angiò
il quale, scacciato dalla Sicilia (1282), fortificò castelli e città
concentrandosi col suo forte esercito a S. Martino e lasciando forti schiere di
uomini nel castello di Sinopoli. Intanto Re Pietro d’Aragona, impadronitosi
della Sicilia, mandò degli uomini tra Sinopoli e Solano per ostacolare gli
Angioini, quindi raggiunse Reggio (1283) dove fu accolto festosamente. Morto
costui (1286) successe al trono di Sicilia Giacomo e a quello d’Aragona
Alfonso. Questi trattò la pace con gli Angioini per cui, offeso, Gioacchino il
15 maggio 1289 occupò Reggio ed espugnò i castelli di Sinopoli e di S.
Cristina.
Sinopoli per la sua posizione privilegiata (al centro dei paesi della falda
dell’Aspromonte), fino al termine del XVI secolo, ebbe una parte di primo piano
negli avvenimenti storici ed economici calabresi.
La contea di Sinopoli, governata dai Ruffo, confinava col distretto di
Reggio fino a Solano e Bagnara e col tenimento di Seminara.
Perduti e – quindi – riconquistati i suoi domini, il Conte Carlo comprò
Bagnara (1419) dalla Regina Giovanna divenendo il più potente feudatario della
Regione.
Nelle alterne vicende, i Ruffo non parteciparono alla Congiura dei
baroni contro i Francesi, presero parte alla battaglia di Terramala al
servizio degli Aragonesi, riuscirono a mantenere il comando di Sinopoli che
godette un certo benessere. Nel 1533 il Conte Paolo Ruffo acquistò dal cognato
il feudo di Scilla ed amministrò con competenza e abilità come risulta
dall’inventario dei beni del 1565. Fra le opere del periodo ricordiamo la
costruzione del Palazzo (1530-1543), rimasta incompleta per il
trasferimento dei Ruffo nel castello di Scilla.
Il cambiamento politico e religioso (1636), il brigantaggio, la spagnola o
pestilenza segnarono la decadenza dei Ruffo e di Sinopoli, ormai definitiva con
la cessione del regno di Napoli agli Austriaci.
Con il ritorno degli Spagnoli (1743) arrivò anche il terribile morbo della
peste e, quindi, il Flagello del 5 febbraio 1783 che oltre a radere al
suolo anche Sinopoli, procurò in quella zona 2.048 vittime.
Con la cessazione di ogni diritto per effetto delle leggi eversive della
feudalità (1806), Sinopoli venne incluso nel governo di S. Eufemia (1807),
divenendo in seguito Comune autonomo. Anche il terremoto del 1908 colpì in modo
grave il paese. Sono sfuggite alle tragedie naturali le opere d’arte che si
possono ammirare nelle due chiese parrocchiali.
Leggende e
curiosità
Sinopoli e
le Amazzoni
Il popolo delle Amàzzoni, secondo la
mitologia greca, era composto di sole donne guerriere che si recidevano il seno
per meglio tendere l’arco e combattere. (Il termine a-mazos significa,
appunto, senza mammella).
Per provvedere alla continuità della stirpe, catturavano uomini dei paesi
vicini che poi uccidevano; la stessa sorte era riservata ai figli maschi. Erano
allevate soltanto le femmine alle quali veniva bruciata la mammella destra.
Le origini di Sinopoli, scrive Michele D’Agostino, stando alla tradizione
risalirebbero al 3000 a.C., al tempo in cui a Marpesia (regina delle Amazzoni)
successe nel regno la giovane figlia Sinope o Sinopia la quale fondò la
capitale all’interno tra le foreste e un anfratto ai piedi dell’Aspromonte.
In suo omaggio, la città venne chiamata Sinope Polis e più
semplicemente Sinopolis. Il centro originario, Sinopoli Greco, è oggi
ridotto a poche case, essendo stato distrutto varie volte da cataclismi. (Da: Sinopoli
capitale delle Amazzoni – Stab. Tip. “La Voce della Calabria”
– RC, 1971).
Personaggi
principali
Tra le persone illustri ricordiamo:
♼ 1 – Antonio Capua (1921-1971)
Avvocato e giornalista, ♼ 2 – Vincenzo Capua (1886-1916) Giornalista. In
Argentina fondò e diresse “L’Araldo Italiano”, settimanale politico e
letterario. ♼ 3 – Nicola Carbone (n. 1510) Poeta, scrittore e
giureconsulto. Tra le opere: “La tragedia della Passione di Cristo”. ♼ 4 –
Costantino Repaci Junior (1910-1948) Autore di pubblicazioni
medico-scientifiche. ♼ 5 – Filippo Repaci (1882-1953) Medico chirurgo e
scrittore. Si distinse anche in trincea nell’ospedale da campo durante la
guerra 1915-18. ♼ 6 – Ernesto Trimarchi (1889-1934) Poeta e scrittore. ♼ 7 –
Domenico Ventra (1857-1929) Medico, specializzato in psichiatria. Autore di
pubblicazioni scientifiche.
Approfondimenti
L’antica
Università di Calabria
Il Cardinale Basilio Bessarione (1408 – 1472), uno dei maggiori promotori
del Rinascimento italiano, tentò senza successo di realizzare sotto Papa
Eugenio IV l’Università della Calabria, con gli stessi moderni criteri adottati
per l’Università di Oxford.
Il suo Studium Litterarum Graecorum avrebbe dovuto servire da
tramite fra la cultura greca e quella latina al fine di raggiungere, anche per
questa via, l’unità spirituale tra la Chiesa di Roma e quella Orientale.
Al prelato umanista bizantino, consapevole delle nostre grandi tradizioni
religiose e culturali, era riservato il potere di scegliere il rettore-abate
dello Studium Calabriae. Quest’ultimo doveva possedere particolari
requisiti e tenere cattedra nel monastero di San Luca di Sinopoli, sede
centrale dell’Università a cui facevano capo i vari monasteri basiliani.
Ancora oggi gli abitanti di Sinopoli Vecchio o Greco chiamano l’Università
le rovine dei monasteri basiliani di San Luca e di San Bartolomeo di Trigonio.
L’opera fu, quindi, ripresa e istituita da Papa Niccolò V (1397 – 1455), il
fondatore dell’attuale Biblioteca Vaticana. Suo maestro di greco e di filosofia
pare fosse stato Fra Girolamo, di origine incerta (napoletano o di Sinopoli),
agostiniano, divenuto vescovo di Oppido il 1° settembre 1449. Con detto prelato
ebbe termine ad Oppido il rito greco tramandato da alcuni secoli.
Una prova dell’Università calabrese è costituita dal Liber Visitationis
(1457 – 1458) del dotto e santo umanista Atanasio Calceopulo, dove risulta lo
stato in cui versava ogni monastero basiliano e dal quale emerge la necessità
da parte dei religiosi di erudirsi nelle lettere greche.
Dall’ambiente basiliano della nostra Terra, in particolare dalla zona
vicina di Seminara – Oppido e da quella di Gerace, erano usciti insigni maestri
come Nicolò da Reggio, Barlaam e Leontio Pilato di Seminara, Giovanni Tirseo e
Simone Atumano vescovi di Gerace.
Non a caso il Petrarca consigliò al poeta ravennate Giovanni di Conversino
di recarsi in Calabria, anziché a Bisanzio, per apprendere la lingua e la
cultura greca.
Anche il Marafioti parla di «un castello, nelle radici dell’Appennino,
edificato fuori un tumulo, posto fra due fiumi abbondanti di trote e anguille,
chiamato Sinopoli, in luogo pendente e aria molto salubre, il che si conosce
dalla salute delle persone; è adornato di molti nobili uomini dottori in legge,
filosofia e medicina […] In quel castello nacque il beato Paolo, monaco
dell’ordine di S. Francesco d’Assisi, il cui corpo riposa nel monastero di
Nicotera…».
In precedenza, soltanto Cassiodoro (490-583 ca a.C.), primo ministro
dell’imperatore eodorico, alla fine della sua carriera, tornando alla città
d’origine Scolacium (antica Skylletion e odierna Squillace) aveva
fondato il Vivarium, la prima vera università cristiana dell’Occidente.
A Sinopoli nel 1535 il conte Paolo Ruffo rese gli onori e ospitò Carlo V,
l’imperatore del Sacro Romano Impero e re di Spagna che nella crociata contro i
Turchi, con l’aiuto di molti nostri uomini tra cui diversi baroni e il conte di
Briatico, aveva conquistato Tunisi e liberato 16.000 schiavi cristiani.
Bibliografia essenziale:
1 – Antonio Luppino, Il mio bel
paese – E.D.L. (Laruffa) – Reggio Cal., 2000;
2 – Girolamo Marafioti, Croniche
et antichità di Calabria – Padova, 1601.
http://approdonews.it/giornale/?p=243162
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