sabato 10 novembre 2018

Malattia e trapasso di S. Martino di Tours


Malattia e trapasso di San Martino di Tours -
Ecco la storia del Santo in vista dei festeggiamenti nella frazione di Taurianova

Redazione - Il 10 novembre 2018
Sulpicio, oltre alla Vita e ai Dialoghi, ha scritto tre Lettere (Epistulae) fra il 397 e il 398 – che riferiscono nuovi episodi e in particolare la morte e i funerali di Martino. Nella Lettera indirizzata a Bassula descrive l’ultima ora, quella della verità e della luce, di cui il santo vescovo ebbe la premonizione.
Egli avrebbe desiderato concludere serenamente la sua laboriosa esistenza nel monastero, ma un duro compito l’attendeva a Candes.
Pertanto, all’inizio di novembre del 397, accompagnato da una schiera di discepoli si mise in cammino per sedare la diatriba accesa fra i monaci di una parrocchia da lui fondata. Costeggiando la Loira, all’improvviso notò una frotta di svassi (rapaci) che ingoiavano del pesce, “senza mai essere sazi di divorare”.
Paragonandoli ai demoni, alzò la voce e comandò ad essi di lasciare il fiume.
Giunto a Candes, ristabilì la pace tra i fratelli, prima di convocarli per annunciare la sua prossima fine. Visse, così, gli ultimi giorni con una febbre ardente, stremato dalla fatica e dalla penitenza.
Chiese, quindi, di venire disteso al suolo, sopra un letto di cenere e un cilicio, coperto di una ruvida pelle di capra.
Ai discepoli, che tentavano di rendergli meno scomoda la morte, esortò:
«Io, se vi lasciassi un altro esempio, avrei peccato!».
Comunque, Martino dovette subire gli ammonimenti dei fratelli:
«Padre, perché ci abbandoni? A chi ci lasci, tutti soli? Sul tuo gregge, lupi rapaci stanno per scagliarsi, e chi ci scamperà dal loro morso se il pastore è raggiunto per primo?» (Dalle Lettere).
I monaci stessi si diedero una risposta alla domanda: «Sappiamo bene che il tuo unico desiderio è Cristo, ma le tue ricompense sono garantite: non diminuiranno se verranno ritardate. Piuttosto abbi pietà di noi che tu abbandoni!».
Martino, commosso e piangente, pregò ad alta voce:
«Signore, se sono ancora necessario al tuo popolo, non rifiuto il compito: sia fatta la tua volontà».
E ribadì l’invocazione al Signore, concludendo:
«Ma se tu avrai compassione della mia tarda età, è un bene della tua volontà! Quanto a loro, per i quali ho paura, tu li custodirai! …».
E’ l’atteggiamento descritto dall’antica formula: Nec mori timuit, nec vivere recusavit. (Egli non ha paura di morire, ma non ha il rifiuto di vivere).
E si spense con gli occhi aperti e le mani protese in alto.
Ai sacerdoti che, giunti a trovarlo, tentavano di cambiargli posizione per alleggerire il corpo, ebbe la forza di aggiungere:
«Lasciatemi, fratelli, lasciatemi osservare il cielo più che la terra, per mettere sin da ora la mia anima rivolta verso il cammino che il Signore mi ha preparato».
Nell’ora estrema, per l’ultima volta, al diavolo che si presentò al capezzale si sforzò a redarguire: «Perché sei qui, bestia sanguinaria? Non troverai nulla in me che ti appartiene, maledetto!»
Gli astanti ascoltavano sbigottiti, senza veder nulla e Martino, abbassando la voce sospirò: «E’ il grembo di Adamo che sta per ricevermi».
Nel pronunciare queste parole, rese la candida anima a Dio, mentre il suo volto appariva trasfigurato e splendente in modo soprannaturale.
Era la domenica 8 novembre del 397.
[…] La notizia della morte di Martino si propagò dovunque. Dai diversi punti del territorio accorse una gran folla attorno al presbitero di Candes.
Gli abitanti di Tours e quelli di Poitiers si contendevano la salma.
Come riporta nel VI secolo lo storico Gregorio di Tours, sopraggiunta la notte, furono chiuse a chiave le porte della camera in cui riposava Martino, guardata a vista dai due partiti. Ma nell’ora tarda, approfittando della circostanza che i rivali si assopivano uno dopo l’altro, quelli di Tours diedero il segnale ai compatrioti che vigilavano al di fuori e, senza strepito, calarono dalla finestra il corpo del loro vescovo. Quindi lo deposero sopra un battello che, dalle acque della Vienne, passava nel letto della Loira. Furono intese, allora, alcune voci intonare un cantico, alle quali risposero altre migliaia dal fiume e dalle sponde.
Quell’armonia svegliò i cittadini di Poitiers che credettero di sognare nell’ammirare anche la Loira illuminata dalla luce di innumerevoli ceri che si rifletteva nelle acque.
Pertanto, decisero di fare ritorno alle loro case.
Il beato fu ricondotto a Tours per un funerale degno dell’amore che i popoli gli tributavano. Si dice che, al gran numero di fedeli, si aggiungessero le vergini in lacrime e quasi duemila monaci accorsi da ogni parte. Lo storico, più che di un funerale, parla di un vero trionfo. […]
Istituita la festa per l’11 novembre anniversario dei funerali, per i Francesi a buon diritto il culto divenne nazionale.
(Estratto dal libro di Domenico Caruso: Martino di Tours – Il Santo della Carità – Centro Studi “S. Martino” – S Martino (RC) – Novembre 2007.
http://www.approdonews.it/giornale/?p=321331

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