mercoledì 13 giugno 2018

Luigi Lilio, riformatore del calendario



Luigi Lilio, riformatore del calendario 
Domenico Caruso ci porta alla scoperta del medico, matematico ed astronomo di Cirò

Redazione - Il 13 giugno 2018
di Domenico Caruso

“Turpe est in Patria vivere et patriam ignorare” (Plinio il Vecchio)      

Luigi Lilio (Aloysius Lilius), medico – matematico e astronomo, nacque a Cirò (vicino Crotone) nel 1510. Ideò la riforma del calendario promulgata da Papa Gregorio XIII (da cui prese il nome) nel 1582.
Trascorse alcuni anni a Napoli dove, fra l’altro, condusse i corsi superiori di medicina. Il suo destino appare strettamente legato a quello del fratello Antonio, col quale condivise la formazione umanistica e gli altri studi. Nella città partenopea entrambi frequentarono i Carafa (Conti di Santa Severina) ed entrarono in contatto con molti intellettuali calabresi, provenienti dall’Accademia Cosentina.

Quella del calendario fu una delle più importanti modifiche del Rinascimento italiano, ideata da Luigi e portata avanti a Roma nella seconda metà del XVI secolo da un gruppo di calabresi guidati dal Cardinale Guglielmo Sirleto. Prima di allora, per oltre 1600 anni, ogni attività veniva regolata dal Calendario Giuliano (introdotto da Giulio Cesare nel 45 a.C.).

L’astronomo e matematico Dionysius Exiguus (Dionigi il Piccolo) aveva attribuito al Tempo una dimensione mistica, come affermò riguardo alla data di Pasqua: «Essa va calcolata come illuminazione dello Spirito Santo».
Da questa concezione nacque, grazie a Luigi Lilio, il nostro Calendario universale.
Essendo il simbolo dell’anno un serpente circolare che si rinnova mordendosi la coda, nei paesi occidentali la rigenerazione avviene la mezzanotte del primo gennaio.
Il periodo fondamentale rimane pur sempre la ricorrenza della Pasqua che registra varie vicissitudini. 

Prima del Concilio di Nicea (fra i secoli III e IV) la Pasqua era diventata il centro dell’intero ciclo annuale, dilatandosi in 50 giorni (“pentekosté”) trascorsi come un solo grande giorno.
Per la Chiesa cattolica il calendario assunse un particolare significato nel momento in cui dovette calcolare con esattezza la data della più importante festa.
L’origine della solennità cristiana, che si ricollega a quella ebraica, esalta il sacrificio di Gesù il quale, dopo la crocifissione, risorge per riscattare l’uomo dal peccato originale. Il nome, derivante dall’aramaico “Pasah” (“passare oltre”), in ricordo dell’attraversamento del Mar Rosso da parte di Israele, può anche significare “saltar oltre” a memoria della fatale notte in cui Yahweh oltrepassò le case degli Israeliti in Egitto non protette dal sangue, salvando i primogeniti da sicura morte.
Fin dal II secolo la Chiesa decise di trasformare la Pasqua, che veniva celebrata ogni domenica, in una festa mobile annuale.

Il grande problema astronomico-confessionale, che il nostro personaggio dovette affrontare, fu posto quando il Concilio di Nicea stabilì che la ricorrenza sarebbe stata celebrata la prima domenica dopo il plenilunio di primavera.
Ma presto si evidenziò che l’anno solare risultava più lungo di 11 minuti e 14 secondi, per cui ogni 128 anni si sommava un giorno in più (13 giorni nel 1500).
Nel tentativo di risolvere il rompicapo, astronomi e matematici delle varie epoche si cimentarono invano.

A tal punto, fu Lilio a proporre di calcolare l’anno solare in base alle Tavole Alfonsine per cui la sua durata risultò essere di 365 giorni, 5 ore, 49 minuti e 12 secondi. Si pensò, quindi, di ricondurre l’equinozio di primavera al 21 marzo, eliminando dieci giorni e sopprimendo il bisesto a tutti gli anni centenari non multipli di 400 (gli anni centenari venivano così calcolati ad eccezione di quelli le cui prime cifre erano divisibili per quattro – 1700, 1800, 1900 – mentre il 2000 era considerato a cadenza normale).

Sfortunatamente Lilio non poté seguire gli sviluppi perché morì nel 1576, dopo una grave malattia. Nel 1577 il fratello minore Antonio Lilio presentò il lavoro a Papa Gregorio XIII che lo accolse con gratitudine. Come segno di ringraziamento il Pontefice concesse ad Antonio il diritto esclusivo di pubblicare il calendario per un periodo di dieci anni. Il progetto fu così portato avanti dal fratello il quale figura scolpito nel bassorilievo del mausoleo di Gregorio XIII, situato della Basilica Vaticana, dove Antonio genuflesso porge al pontefice il libro del nuovo calendario. Dell’opera di Luigi, originariamente raccolta sotto forma di manoscritto, rimane solo un “Compendium” (sintesi) stampato nel 1577.

All’illustre conterraneo fu dedicato un cratere della Luna e un asteroide.
Nel 2012 la Regione Calabria istituì la “Giornata del Calendario” in memoria del geniale personaggio, fissandola per il 21 marzo di ogni anno.

Sarebbe auspicabile e legittimo che si avanzasse la proposta di ripristinare il termine “liliano” al calendario che dalla morte del Pontefice fu definito “gregoriano”.
Con tale speranza la Calabria aspetta!

http://www.approdonews.it/giornale/?p=304494

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