giovedì 21 marzo 2013

Padre Silvestro Morabito



Personaggi calabresi

Padre Silvestro Morabito

                                                                                                   

L’esempio del poverello d’Assisi.

 Nessun poeta, al pari di Dante, innalzò al fondatore dell’Ordine francescano un monumento più celebre. Nel “Paradiso”, San Tommaso d’Aquino (teologo domenicano), tesse in onore del mistico frate un panegirico di devota ammirazione:

 Alle pendici del Subasio sorse per il mondo un sole, come quello reale in determinate stagioni dell’anno alle foci del Gange. Perciò, chi parla di quel luogo non dica Assisi che direbbe poco, ma dica Oriente per la precisione: «Di questa costa, là dov’ella frange / più sua rattezza, nacque al mondo un sole, / come fa questo tal volta di Gange. / Però chi d’esso loco fa parole, / non dica Ascesi, ché direbbe corto, / ma Oriente, se proprio dir vuole». (Par. XI, 49-54)

 Francesco e Povertà, i due felici amanti, con la loro virtù conquistano i primi seguaci: «Oh ignota ricchezza! oh ben feraci! / Scalzasi Egidio, scalzasi Silvestro / dietro allo sposo, sì la sposa piace». (XI, 82-84)

 Dopo tanti secoli, un altro Silvestro, questa volta calabrese, si aggiunse a quella schiera per calcare le orme del Maestro.

Cenni biografici di Padre Silvestro.

 Lo studioso e letterato Padre Silvestro, al secolo Pietro Morabito, nacque a Taurianova l’8 novembre 1929 da Pasquale e da Maria Spataro. Entrò giovanissimo nel Seminario Serafico della bella cittadina di Chiaravalle Centrale (CZ), dove nel 1944 vestì il saio dei Frati minori Cappuccini mutando il proprio nome di battesimo. Fu avviato a Cosenza e ad Eboli per i suoi studi teologici che completò a Roma presso la Pontificia Università Gregoriana. Il 6 novembre 1949 emise i voti semplici (con i quali si perde l’uso, ma non il possesso della proprietà) nell’Ordine dei Cappuccini e l’8 dicembre 1952 (dopo il noviziato) la professione solenne. Il 27 novembre 1955 venne ordinato sacerdote da S.E. il Cardinale Carlo Confalonieri.

 Tornato nella sua provincia monastica calabrese insegnò materie letterarie nei Seminari dell’Ordine a Reggio Calabria, Cropani e Nicotera, dove - in quest’ultima - ricoprì anche l’incarico di precettore. Seguirono le mansioni di Direttore dello Studio Teologico dei Cappuccini di Catanzaro, di Superiore in diversi conventi, di Definitore provinciale, nonché di Assistente spirituale dei Francescani Secolari e della Gioventù Francescana. Fu parroco in alcune Comunità, come ad Annà di Melito Porto Salvo (RC) dove lasciò un ricordo indelebile. Fra gli altri importanti incarichi sono da segnalare quelli di direttore del periodico “Orizzonti Francescani”, di Segretario provinciale per le Missioni Estere Cappuccine e Segretario provinciale per la Commissione “Giustizia, Pace ed Ecologia”. Dal 1985 lo contraddistinse il mandato di Vice Postulatore della beatificazione e canonizzazione di Padre Gesualdo Melacrinò da Reggio Calabria, dichiarato “Venerabile” dalla Congregazione per la causa dei Santi. Per quanto ci riguarda, Padre Silvestro fu Superiore del Convento dei Cappuccini di Taurianova (R.C.) dal 1975 al 1978 e dal 1996 al 1998, allorquando per la malferma salute si trasferì all’Eremo di Reggio Calabria dove cessò di vivere il 23 marzo 2005 (mercoledì della Settimana Santa).

Principali opere edite.

 1) “Cappuccini Calabresi nel mondo”, 1974. 2) “Fioretti del Ven. P. Gesualdo da Reggio Calabria”, 1982 (2^ ed.). 3) “Necrologio dei Frati Cappuccini di Calabria 1530-1970”. 4) “I Papi calabresi nella storia e nella tradizione”, 1980 (1^ ed.). 5) “Atti e documenti sulla terza traslazione del ven. P. Gesualdo”. 6) “Il ven. P. Gesualdo da Reggio Cal. - Testimonianze odierne”. 7) “More di rovo” - (poesie).

Il Santuario di Lourdes.


 Molochio è conosciuto da migliaia di fedeli calabresi per il Santuario dell'Immacolata di Lourdes, il primo in Italia con detto titolo e l’unico in Calabria.


 Lo fece edificare, unitamente al Convento, il cappuccino Padre Francesco Maria Zagari da Scilla (che fu nella località francese dopo le apparizioni) su terreno del fratello Mons. Rocco Zagari, parroco del luogo. La prima pietra fu posta dal Cardinale Gennaro Portanova, Arcivescovo di Reggio Calabria, alla cui Arcidiocesi appartenne il paese aspromontano  fino al 1927. Il 29 giugno 1890, giunto in treno a Gioia Tauro, il porporato proseguì il viaggio in carrozza per detto straordinario evento. Il Papa Leone XIII ricevette Padre Zagari in udienza privata l’8 maggio1896, lo benedisse e lo incoraggiò per il costruendo Santuario che arricchì di indulgenze. L'inaugurazione dell’opera, dieci anni dopo, fu rimandata per l'assassinio del Re Umberto I del 29 luglio 1900. Finalmente il 14 settembre 1901 (Esaltazione della S. Croce), assistito dai Vescovi di Oppido e Mileto, il Cardinale Portanova poté consacrare e aprire al culto il Santuario.


 La terziaria francescana Suor Maria Probech Schlestatd nel 1892, a Parigi, fece dono a Padre Francesco Zagari  della sacra statua lignea della Madonna.

 Un vascello portò l’effigie alla marina di Gioia Tauro per procedere in forma privata su un carro fino a Molochio. Nel centenario delle apparizioni di Lourdes, il 2 agosto 1958, la statua fu incoronata e la stessa data del mese fu scelta da Padre Zagari (ricorrenza pure del suo compleanno) per la festa, oltre che all’8 dicembre e all’11 febbraio. Accanto al Santuario fu, infine, eretta “La casa del pellegrino”. La devozione popolare verso la prodigiosa Immagine, nonché i personaggi e gli eventi che interessarono il Convento sono narrati da Padre Silvestro nel suo libro: «Alle falde del Trepitò».

Il carisma.

 Chi, come noi, ha conosciuto Padre Silvestro può testimoniare il dono divino a lui concesso nel servire il prossimo. Durante la sua permanenza nel Convento di Taurianova ogni giorno numerose persone, giunte anche dai paesi limitrofi, attendevano il loro turno per un incontro spirituale con il frate che aveva per tutti una parola di conforto e di speranza. Leggendo nelle coscienze, egli suggeriva ad ognuno il modo di comportarsi e il rimedio ai problemi più urgenti. Quando celebrava la Messa, la chiesa era gremita di fedeli e le sue omelie rivelavano una profonda devozione verso la Santa Vergine. Avendogli fatto dono di alcune liriche religiose, egli soleva recitare e commentare una mia “Ave Maria”, fra la commozione dei presenti. A grandi caratteri P. Silvestro riporta nel libro sul “Trepitò” l’invocazione all’Immacolata: «… O candida visione del Paradiso, fuga dalle menti le tenebre dell’errore con la luce della Fede. O mistico roseto, solleva le anime affrante col celeste profumo della speranza. O sorgente inesausta di acqua salutare, ravviva gli aridi cuori con l’onda divina della carità …».

I Papi calabresi.

 L’amore per la nostra Terra e per la Chiesa portò P. Silvestro a trattare i religiosi calabresi che occuparono la cattedra di Pietro, nell’ordine: San Telesforo da Thurio - Terranova di Sibari (CS); Sant’Antero da Petelia (CZ); San Dionisio da Thurio - Terranova di S.; Sant’Eusebio da Casegghiano - S. Giorgio Morgeto (RC); San Zosimo da Reatio, Mesurgo - Mesoraca (CZ); Sant’Agatone da Reggio Cal. (o Aquilano); San Leone II da Reggio Cal. (e perché non della nostra “Piana di San Martino”, come riportato dal Barrio nella nota dell’Aceti?); Giovanni VII da Rossano (CS); San Zaccaria da Siberene - Santa Severina (CZ); Stefano III da Reggio Calabria; Antipapa Giovanni XVI da Rossano (che, ritenuto usurpatore del trono vaticano, fu fatto dileggiare e torturare dall’imperatore Ottone III).

 I nostri Papi sono definiti greci o della Magna Grecia perché nati nel luogo così chiamato a quel tempo, prima che il nome Calabria ci fosse attribuito dai Goti e dai Bizantini nel VII secolo.

S. Leone II.

 Come accennato S. Leone II, che il “Liber Pontificalis” lo tramanda come siciliano, è calabrese. Infatti, quando i Bizantini persero il dominio dell’isola, per conservarne il titolo chiamarono Sicilia la Calabria. Scrive P. Silvestro: «Papa Leone II, figlio di Paolo Menejo, vestì l’abito di canonico regolare nel monastero di Bagnara. Certamente fu una vocazione tardiva perché prese i voti già medico e molto versato nelle lingue greche e latine. Trasferitosi a Roma, fu chiamato dal concittadino Papa Agatone, dallo stesso fu creato cardinale». Ed ancora: «Ordinò che nella celebrazione della Santa Messa si dovesse dare la pace, che in caso di necessità chiunque ed in ogni tempo potesse battezzare, che gli Arcivescovi nel ricevere il pallio non dovessero pagare». Amante della povertà e dei poveri, accolse le decisioni del III Concilio di Costantinopoli. Il suo pontificato fu di breve durata, dal 17 agosto 682 al 3 luglio 683 quando, cessato di vivere, venne sepolto in S. Pietro.

Il venerabile Padre Gesualdo.

 Nacque a Reggio Calabria il 18 ottobre 1725 e là morì (per come aveva predetto) il 28 gennaio 1803. Vestì l’abito dell’ordine Cappuccino nel 1740 e fu ordinato sacerdote nel 1750. Fra le cariche ricoperte figurano quelle di lettore di filosofia e di teologia, di vicario nel Convento della Consolazione all’Eremo di Reggio Calabria, di P. Guardiano e vicario nel Convento di ritiro a Terranova S. M., di Definitore Provinciale. I prodigi operati, il dono dell’estasi e quello della profezia, il perfetto modello di vita cristiana, la fama di santità, la potestà sopra i demoni resero popolare l’umile frate. Una volta, dovendo P. Gesualdo portarsi a Messina per il quaresimale nella Cattedrale, non trovando alcuna barca che lo volesse traghettare a causa del mare in tempesta, stese il suo mantello nell’onda e unitamente al fratello laico che l’accompagnava attraversò indenne lo Stretto.

 Da un canto da lui composto si deduce la fiducia che il frate nutriva per la Madonna della Consolazione: «… Se parli, alla tua voce / dispariranno i mali / e i poveri mortali / vedran di gioia il dì. // Se volgi a questa terra / il tuo celeste viso, diffonderai il sorriso / sull’erbe stesse e i fior; // ché un ciel che qui disserra / perpetua primavera / narra da mane a sera / dei doni tuoi l’amor…».

 Dopo il sisma del 1783 il frate prodigò il suo aiuto sia nella città di Reggio che in quella di Messina. Nel suo elogio funebre l’avvocato, giudice e deputato reggino Girolamo Arcovito affermò: «Sa egli bene, il prode cittadino ed onesto, che egli è un ecclesiastico e che tutto deve essere impiegato alla salute di tutto il gregge di Cristo. Non se ne sta un momento in riposo: è incessantemente occupato all’esercizio dell’apostolico ministero sacro, ovunque lo chiamasse il bisogno».

 Per P. Gesualdo: «Tre generi di vita si possono menare da viventi: viver da bruto, viver da uomo, viver da cristiano. Il bruto è regolato dai soli sensi, l’uomo dalla ragione, il cristiano dalla fede». Ogni commento è superfluo!

                  Domenico Caruso - S. Martino di Taurianova (R.C.)

(Servizio pubblicato sul mensile La Piana di Palmi-RC - Anno XII, n. 3 - Marzo 2013)



 Bibliografia essenziale:

1 - Principali opere di Padre Silvestro. 2 - “Poeti e Scrittori” - Rassegna bio-bibliografica del Novecento dei Comuni della Piana di Gioia Tauro (pagine dedicate al frate) - Vol. II - di I. Loschiavo Prete, A. Orso e U. Verzì Borgese - Calabria Letteraria Ed., Soveria Mannelli (CZ), 1986. 3 - Servizio relativo di Cecè Alampi su “Arianova Metropolipiana” di Taurianova (Maggio-Giugno 2005).




Nessun commento:

Posta un commento