Dopo quattro lustri[1] il problema della sopravvivenza, da me trattato, è ancora di grande attualità in quanto l'uomo cerca sempre di procrastinare il timore della morte. Gli episodi delittuosi che si succedono a ritmo incalzante hanno riacceso il dialogo sul senso della nostra vita sulla Terra e sull'apparente silenzio di Dio.
In una storia zen la
piccola onda si lamenta della sua instabilità con le sorelle maggiori che hanno
il potere di sopraffarla al primo soffio di vento. Sente che non sia giusto
dipendere dalle condizioni meteorologiche. Le congiunte la confortano
richiamandosi alla loro forma originale, costituendo tutte soltanto una parte
dell'elemento più vasto, l'acqua. L'attaccamento a sé è causa della sofferenza:
così anche noi, dovremmo considerare la nostra appartenenza all'immensità della
natura. Lo studioso francese Andre Dumas,
all'undicesimo convegno nazionale di parapsicologia di Camerino (1986), ha
riportato l'affermazione del celebre filosofo e psicologo americano William James:
«Da tutta la mia
esperienza emerge una sola conclusione, solida come un dogma: noi, con le
nostre esistenze, siamo come isole in mezzo al mare o degli alberi nella
foresta. L'acero e il pino possono scambiarsi i loro mormorii attraverso le foglie. Conanicut e Newport
possono ascoltare la sirena d'allarme l'uno dell'altro. Ma gli alberi mischiano
anche le loro radici nell'oscurità del sottosuolo e le isole si congiungono in
fondo all'oceano. Allo stesso modo esiste una continuità di coscienza cosmica
contro cui la nostra individualità frappone soltanto occasionali ostacoli; i
nostri spiriti vi sono immersi come in una soluzione cristallizzata o in
serbatoio».[2]
Nel Suo testamento
spirituale, il Sermone delle Beatitudini, «Cristo ha immaginato la vita umana,
nella prospettiva del regno dei cieli, come un itinerario attraverso sentieri
di altissima montagna. Lui è la guida e sulle pareti scivolose apre
camminamenti nuovi da percorrere in cordata».[3]
La salvezza è
riservata ai mansueti, agli afflitti, a chi ha sete di giustizia e ai
misericordiosi.
La dottrina
evangelica è comprovata dai miracoli: numerosi morti sono richiamati in vita, i
ciechi riacquistano la vista e i muti la parola. Così, una volta giunto nella
casa di Giairo, Gesù ordina alle
persone in lacrime: «Non piangete; la fanciulla non è morta, ma dorme».
Nel caso di Lazzaro, da quattro giorni nella tomba,
il Maestro assicura i discepoli: «Lazzaro, l'amico nostro, dorme; ma vado a
svegliarlo».
Cristo stesso
suggella il suo insegnamento risorgendo dalla Morte.
Se per il credente
l'esistenza di un'altra vita è avvalorata dalla Fede, per altri c'è il rischio
di perdersi in un dedalo buio senza possibilità di salvezza.
Un sublime
insegnamento e un luminoso esempio ci sono pervenuti da Natuzza Evolo, l'umile
mistica di Paravati (VV), tornata alla Casa del Padre il giorno di Ognissanti
del 2009. Definita la "radio dell'Aldilà", ha incarnato i più
clamorosi fenomeni paranormali: bilocazione (OBE), sudorazioni ematiche,
stigmate, visione di santi e di defunti, chiaroveggenza, stato di
"trance" e manifestazione di lingue diverse.
La bilocazione
consiste nella presenza contemporanea di una persona in luoghi diversi. Gli
esperti la definiscono anche "esperienza extracorporea" o
"proiezione astrale". Ad esempio, l'agiografia cattolica narra di S.
Antonio da Padova che il giovedì santo del 1226 avrebbe celebrato la Santa
Messa nello stesso tempo sia nella cattedrale presso Limoges che in un convento
della stessa città. Sant'Alfonso de' Liguori avrebbe assistito Clemente XIV in
punto di morte senza muoversi dalla sua diocesi di Arienzo.
Nel nostro tempo, Padre
Pio visitava in spirito le persone che il Signore le affidava. Allo
stesso modo, come riferisce il prof. Marinelli: «Centinaia di persone hanno
avuto la netta impressione di aver visto Natuzza nella loro casa, o in ambienti
esterni, e di averla poi vista scomparire improvvisamente». La bilocazione,
come ha testimoniato la stessa mistica, non avveniva mai di sua spontanea
volontà, ad eccezione di qualche caso. Si presentavano dei defunti o degli
angeli e accompagnavano la donna nei luoghi dov'era necessaria la sua presenza.
Alcune volte ha trasportato anche degli oggetti, come nel caso del suo foulard
dimenticato a casa Giampà a Catanzaro e riportato a Paravati.
L'incontro con i
defunti ha caratterizzato l'esistenza della Evolo.
Tutto è cominciato
quand'era bambina in casa dell'avvocato Silvio Colloca. Entrata ad ordinare la
camera dei bambini aveva trovato seduti sui letti tre individui. All'invito di
uscire perché ivi non c'era il professionista, gli sconosciuti si erano
rivelati dei defunti giunti a parlare con lei. Spaventata, è fuggita impaurita.
Ma le visioni dei morti si sono ripetute al punto da farla esorcizzare, senza
riscontrarvi - peraltro - alcuno spirito maligno. La mistica, per tutta la
vita, ha parlato con gli angeli.
A differenza dei
demoni, questi esseri celesti sono rimasti fedeli a Dio.
La Bibbia ci ha rivelato che sono molto
intelligenti e che posseggono una propria personalità. Conosciamo soltanto i
nomi dei tre Arcangeli: Gabriele, Raffaele e Michele. Quest'ultimo, principe dei cherubini, è stato il
protettore di Natuzza. Ad ogni essere umano, fin dalla nascita, Dio affida un
angelo custode affinché l'aiuti nelle difficoltà e l'orienti verso il bene
senza mai lederne la libertà. Natuzza ha sostenuto di vedere solitamente gli
angeli come meravigliosi bambini di dieci anni, senza le ali, sollevati da
terra e pieni di luce.
Col permesso del
Signore, la mistica ha osservato l'angelo custode col vestito aureo, azzurro o
bianco a destra di ciascuna persona. Quello dei sacerdoti stava a sinistra
perché, essendo ministri di Dio i religiosi vengono considerati superiori agli
angeli come ministri, pur essendo imperfetti come uomini.
Il dialogo dei
defunti con Natuzza era perfettamente in linea con gli insegnamenti della
Chiesa, tanto da non essere vietato dalla dottrina cattolica come di norma
avviene.
La Evolo non ha mai
"evocato" i trapassati, ma sono state le anime purganti a mettersi in
contatto con i viventi oppure a chiedere suffragi. «Nella comunione dei santi
"tra i fedeli, che già hanno raggiunto la patria celeste o che stanno
espiando le loro colpe nel Purgatorio, o che ancora sono pellegrini sulla
terra, esiste certamente un vincolo perenne di carità ed un abbondante scambio
di tutti i beni". In questo ammirabile scambio, la santità dell'uno giova
agli altri, ben al di là del danno che il peccato dell'uno ha potuto causare agli
altri. […]».[4]
Gli insegnamenti
provenienti dai giusti rappresentano una sicura via di salvezza: «Che giova
all'uomo guadagnare il mondo intero se poi perderà l'anima sua?» (Mt, XVI, 26).
In un colloquio del
15 agosto 1991, la Madonna ha confidato a Natuzza: «Sapete cos'è la vita? E'
come un soffio di vento! Ad ogni minima cosa vi fate vittime per giustificarvi,
ma non è questo che vuole il Signore: la giustificazione. Le vere vittime non
si lamentano: soffrono e offrono. Dovete pregare e chiedere perdono ed amare il
vostro prossimo. Se volete la salvezza dell'anima - perché Gesù per questo è
angosciato che siete accecati dal denaro e dai piaceri - pregate e amate il
prossimo […] Non aprite la bocca per ferire i vostri fratelli, ma apritela solo
per consolarli e per dare gloria a Dio».[5]
Esistono l'Inferno,
il Purgatorio e il Paradiso. «Le anime di coloro che muoiono in stato di
peccato mortale, dopo la morte discendono immediatamente negli inferi, dove
subiscono le pene dell'inferno, "il fuoco eterno"».[6]
Si aiutano i
trapassati con comunioni, digiuni, elemosine e preghiere. I defunti, che non
possono pregare per loro stessi, ricambiano le nostre suppliche.
Ad esempio, nel
messaggio del 12 ottobre 1969 Gesù ha detto a Natuzza: «[…] Il 23 con la tua
sofferenza hai salvato settanta anime; il 3 ne hai salvate cento; il 7 e l'8 ne
hai salvato duecento e se non avessi avuto ribellione nel cuore avresti potuto
salvarne di più. Se avessi trovato altre anime che si offrissero vittime come
te, io soffrirei di meno».[7]
Nel 1944,
all’apparire della Madonna nella sua modesta abitazione, Natuzza si è scusata
di non poterla ricevere in una più degna dimora. Ma la Divina Madre le ha
annunciato che un giorno ci sarebbe stata una nuova e grande chiesa che si
sarebbe chiamata: Cuore Immacolato di Maria Rifugio delle anime e una Casa per
giovani ed anziani bisognosi. Quell’ora tanto sognata è giunta nel 1986 ed è
ormai una meravigliosa realtà. Nella cappella della Fondazione, divenuta meta
di pellegrini e di fedeli, riposano pure le spoglie terrene della mistica.
Un altro ambizioso
progetto è la Villa della Gioia dove c’è già il Centro per anziani e dove
sorgeranno altre indispensabili istituzioni a sollievo dei malati terminali con
annesso un villaggio per ospitare i loro familiari.
Per molto tempo
centinaia di persone, bisognose di un incontro con Natuzza, si sono rivolte a
me dopo aver letto su Internet la mia testimonianza.
Ecco perché, al
momento del trapasso, ho voluto anch'io così esprimere la mia riconoscenza
A Natuzza Evolo:
Volgi su noi lo sguardo, mamma cara,
che pur vermi di terra
ci sentiamo,
la vita è sempre
un’esperienza amara
se nel Signore non ci
confidiamo.
Serva di Dio tu sei e fonte chiara
di bene, di preghiera,
di richiamo:
Natuzza, ora dal Cielo
ci aspettiamo
la grazia della pace
così rara.
Felice con la Vergine Maria
e con Gesù da te
sofferto e amato
or ti vediamo in sì
beato loco.
Mostra a noi tutti la diritta via
che ci preservi da
grave peccato
e il cor c’infiammi
del divino fuoco.
(L'argomento è stato
trattato da Domenico Caruso nella rivista "La Piana" - Anno IX n. 12
- Dicembre 2010).
[1] Cfr.
"Il nuovo provinciale": "Morte e Sopravvivenza - Comunicare con
l'Aldilà" - Rosarno - 29/6 - 5/7/1991.
[2] Domenico
Caruso, Parapsicologia Oggi - "Nel Mondo del Mistero" - Centro Studi
"S. Martino" - S. Martino (R.C.), 1987.
[3] Carlo
Cremona, "Vita di Cristo" - Rusconi, MI - 1995.
[4]
"Catechismo della Chiesa Cattolica" - ( al n. 1035) - Libreria
Editrice Vaticana, Città del Vaticano - 1992.
[5]
"Incontrare Natuzza" - Edizioni Mapograf - VV, 1992.
[6] "Catechismo
della Chiesa Cattolica" - ( al n. 1475).
[7]
"Incontrare Natuzza" - op. citata.
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